Assoluce si fa portatrice di una lettera aperta a Bruxelles in cui si sottolinea come attualmente il controllo sulla vendita di prodotti online non sia sufficiente a garantire gli standard.
In questi anni l’Unione Europea ha varato una serie di normative volte ad assicurare una maggiore sicurezza ed una maggiore tutela dell’ambiente. Di questo “Green Deal” fanno parte una serie di regole stringenti che riguardano gli standard di produzione e sicurezza delle lampade e della lampadine. Tuttavia sembra che questo cambiamento sia stato abbracciato in parte dall’industria e che ancora oggi ci siano delle discrepanze tra le normative e l’applicazione delle stesse.
A sottolineare questa distanza è stata Assoluce, portando avanti l’istanza di ben 59 aziende che si occupano di produzione nell’ambito dell’illuminazione. La lettera giunge proprio in concomitanza con l’elezione di una nuova giunta europea, allo scopo di dare maggiore rilevanza al problema e di ottenere una tutela al più presto possibile. Il rischio infatti è che tutte quelle aziende che si trovano in suolo europeo e che in questi mesi si sono dovute uniformare alle nuove direttive vengano schiacciate dalla concorrenza online.
Il report sulla mancanza di controllo del mercato
L’appello parte dai risultati evidenziati da una recente indagine condotta da LightingEurope (l’associazione di categoria che rappresenta l’industria dell’illuminazione in Europa), nella quale emerge con chiarezza che ben il 71% dei prodotti d’illuminazione venduti online in Europa non è conforme ai nuovi standard. Lo stesso report evidenzia come il 95% dei prodotti controllati non presentava le certificazioni CE e WEEE né informazioni riguardanti il rispetto delle norme di Ecodesign, etichettatura energetica e sicurezza elettrica.
Le associazioni sottolineano come si tratti soprattutto di prodotti provenienti da Paesi extra UE ed evidenzia come la vendita di questi rappresenti innanzitutto un rischio per la sicurezza dei consumatori e un danno per la sostenibilità ambientale. Inoltre la presenza sul mercato di tali prodotti venduti a costo inferiore rispetto a quelli che rispettano le norme europee (i criteri produttivi richiesti implicano maggiori costi di produzione e manodopera, dunque anche di vendita) mini la competitività delle imprese italiane ed europee.
Raggiunto da ‘Il Sole 24 Ore’, Carlo Urbati (Presidente di Assoluce) ha dichiarato: “Questo documento esce ora, poco dopo la nomina della nuova Commissione, nella speranza che possa dimostrarsi attenta alle istanze anche dell’industria. Negli ultimi anni, infatti, l’Unione ha emesso alcuni provvedimenti, in materia di sostenibilità e sicurezza, del tutto condivisibili negli obiettivi, ma che in alcuni casi rischiano di mettere in ginocchio interi settori, per di più senza predisporre strumenti adeguati per controllarne l’applicazione e il rispetto”.